mercoledì 29 maggio 2019

Il Catania vive di Lodi

Il baratro era lì. A un centimetro, forse meno. Ma il Catania ne è uscito vivo. Giunti a un passo dal crollo e tra mille sofferenze, i rossazzurri riescono a raddrizzare in extremis la semifinale d’andata dei play off con il Trapani strappando un 2-2 che a venti minuti dalla fine sembrava distante anni luce.
A rimettere in piedi gli etnei è Ciccio Lodi, l’uomo che Sottil sacrifica nell’undici iniziale deludendo chi voleva un assetto più coraggioso. Lo stesso uomo che cambia la storia della partita e restituisce un senso al match di ritorno facendo leva sulla specialità della casa – i calci piazzati – e sulla classe che gli permette d’inventarsi un gol pazzesco con una punizione teleguidata dalla propria metà campo che buggera Dini e innesca la reazione necessaria per cancellare un doppio svantaggio che sarebbe stato una pietra tombale sulle speranze catanesi.
Al Massimino, stracolmo, si gioca a temperatura altissima, ma quella che il Catania deve subire dopo una manciata di secondi è qualcosa di più di una doccia gelata. Il gran tiro di Tulli, che dal vertice sinistro dell’area impallina Pisseri spedendo il pallone all’incrocio, è come un tuffo nel mar Artico a dicembre. Splendida giocata dell’esterno d’attacco granata – che deve avercela col Catania, visto che aveva già deciso la sfida di ritorno della stagione regolare con una spettacolare rovesciata – e incontro subito in salita modello Mortirolo.

Gli etnei si ritrovano così a scalare una doppia montagna: non solo il peggior piazzamento in campionato che li condannerebbe all’eliminazione in caso di equilibrio intatto nei 180’ ma un risultato avverso da capovolgere. Schierato da Sottil (squalificato e rilevato in panca dal vice Cristaldi) con l’annunciato 4-3-1-2 senza Lodi e con tre mediani a coprire le spalle di Sarno, il Catania rischia su un’altra conclusione da fuori, stavolta di Costa Ferreira, e fatica maledettamente per tre quarti di gara.

Non è facile avere ragione di questo Trapani, che ha corsa, palleggio e qualità. Gira bene il 4-3-3 di Italiano con Taugourdeau confermato centrale difensivo e Nzola preferito a Evacuo per il ruolo di prima punta. I rossazzurri, complice la rinuncia al regista classico e la scarsa incisività sulle corsie laterali, provano a mettere in difficoltà gli ospiti cercando la verticalizzazione immediata per innescare la velocità di Di Piazza o battagliare sulle seconde palle con Marotta, ma per l’intero primo tempo riescono a creare una sola, vera palla gol, nata da piazzato: Aya colpisce di testa in area e Di Piazza, da due metri, non riesce a trovare la correzione vincente.

Per il resto è sofferenza pura con un avversario che ha ritmi e fraseggio superiori a centrocampo, dove i mediani di casa si ritrovano spesso a rincorrere e Sarno stenta a entrare in gara allargandosi sovente a destra per non farsi schermare dalla mediana rivale ma azzeccando un solo spunto davvero pericoloso, stoppato da Taugourdeau. I granata muovono bene palla e sanno come attivare gli esterni: una botta al volo di Ferretti contenuta da Pisseri e una serpentina di Tulli conclusa da un destro a giro fanno correre un paio di brividi seri a Biagianti e soci prima dell’intervallo.

Così non può andare. Sottil ne conviene e inserisce Lodi e Baraye per Bucolo e Marchese per aggiungere qualità in mezzo e dinamismo sulle fasce. Ma il Trapani continua a fare meglio evitando di abbassare il baricentro nonostante il vantaggio. Il Catania passa al 4-3-3 con l’innesto di Manneh per il fischiato (ma anche mal servito) Marotta mentre a centrocampo Rizzo lascia spazio a una mezzala più incline alla costruzione come Llama.

Servirebbe un gol per riaprire la sfida, ma a segnare è il Trapani, che approfitta di una dormita di Baraye e di uno svarione di Pisseri: il senegalese non sale con la linea difensiva in uscita e su un pallone recuperato dai granata su rinvio sbagliato dal portiere di casa tiene in gioco Ferretti, libero di scartare l’estremo difensore e di depositare in rete.

Il Catania è a un passo dal crollo definitivo. A rimetterlo in corsa è un’invenzione, la variabile impazzita che può cambiare l’inerzia di una contesa che sembra segnata. E chi se non Lodi può regalare la magia che serve: il numero 10 rossazzurro onora il numero che porta sulla schiena con un’incredibile punizione da oltre 50 metri che sorprende Dini troppo fuori dai pali e s’insacca alle sue spalle.

E’ la scintilla che serve a sparigliare le carte e riaprire i giochi. Si gioca sul filo dei nervi, il Catania, passato al 4-2-3-1 con l’inserimento di Brodic per Biagianti, si rianima, ci crede e preme. Magari in maniera confusa, ma ora preme. Soprattutto a sinistra, dove la freschezza di Baraye e Manneh crea qualche problema a Costa Ferreira (il portoghese, già ammonito, rischia il secondo giallo prima di venire spostato a centrocampo da Italiano, che inserisce Scrugli nella linea a quattro). Il pari arriva su (contestato) rigore, propiziato da un’accelerazione proprio di Manneh, che va giù in area sulla chiusura di Scrugli. Dal dischetto Lodi è glaciale e piazza sotto la traversa il pallone del 2-2.

Finisce così, con un pareggio che per il Catania in assoluto non è un buon risultato ma che considerata la storia di un match assai complicato non è da buttare. Tutto rinviato al ritorno al Provinciale, domenica sera. Gli equilibri restano quelli immutati: se vogliono centrare la finale, gli etnei, peggio classificati, dovranno ora andare a vincere in trasferta, sul campo di un avversario che al Massimino è stato superiore. Per riuscirci servirà una prestazione maxi. Coraggiosa e autorevole come non è stata l’andata.

a.c) - Lasiciliaweb.it



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